lunedì 1 novembre 2021

 La tecnica yogica di ripetizione del mantra



 
Ci sono molte pratiche nello yoga che sono poco conosciute in Occidente, tra quelle più significative c'è la ripetizione del mantra che aiuta a concentrare la mente su un suono. Questo suono vibra a seconda della capacità che ha la persona di essere consapevole e mantenere la mente in uno stato tra gli stati, cioè a un livello di non attività e non passività, un livello cosiddetto intermedio che porta, con una certa costanza, alla pratica alla meditazione. Tra i vari mantra il più noto è la OM, che si recita solitamente prima di ogni rito. Esso è un mantra di base che serve per tutti gli altri e per questo viene chiamato anche pranava o primordiale. Il suo simbolo è un elefante stilizzato, animale capace di rimuovere gli ostacoli. Il mantra Om non è formato da due lettere ma in realtà da una sequenza di vocali, A E I O U alle quali poi alla fine si inserisce quella che noi chiamiamo consonante M, e a livello contratto viene presentata come sillaba sacra di un suono silente che si usa tra un mantra e l'altro. Esso apporta benefici mentali, fisici e spirituali, aiuta la concentrazione, la creativi e la consapevolezza. La parola mantra deriva dal sanscrito manas, significa mente e traya che significa liberare. Altri mantra famosi sono quelli per ogni pianeta astrologico, per la terra, per saturno, per giove e così via. Poi ci sono dei mantra per ogni chakra, centri sottili del corpo, ad esempio il mantra di Muladhara è LAM, quello di Svadhisthana VAM e quello di Manipura RAM, dato che consistono in un'unica sillaba sono considerati bija o mantra seme. Poi c'è il l'Om Namah Shivaya rivolto al dio Shiva e il Gayatri, un mantra vedico, che i brahmana cantano tre volte al giorno, la mattina, a mezzogiorno e alla sera e recita Om Bhur Bhuvah Svaha/Tat Savitur Varenyam/Bhargo Devasya Dheemahi/Dhiyo-yo nah Prachodayat. I mantra vengono ripetuti un numero dispari di volte, per la capacità assertiva della natura di dispari, nella posizione seduta o a gambe incrociate con gli occhi socchiusi, la respirazione deve essere costante e regolare in modo da sincronizzare la mente con l'emissione dell'aria e l'organo fonatorio. L'importante è rimanere consapevoli. Per i praticanti avanzati si consiglia di usare il japa che è una sorta di rosario formato da 108 perle. 

Il Rg veda attribuisce al mantra una funzione evocativa personale nei confronti della divinità alla quale ci si rivolge. Non può essere appreso da un libro ma da un Guru o maestro di yoga con un rito di iniziazione. Alcuni mantra hanno un significato letterale e possono anche essere tradotti, ma la maggior parte di loro si attiva proprio grazie alla qualità del suono e a come vengono pronunciati, con quale attitudine e intenzione e come lo si auto-ascolta fa la differenza per purificare, pacificare e trasformare il cuore. L'effetto che dà è che sostituisce i nostri discorsi interiori che sono la maggior parte del pensiero cosciente per la maggior parte delle persone. La sua natura ritmica permette di superare condizionamenti psicologico-sociali che sono quelli della frequenza radio e televisiva. La pronuncia e l'intonazione sono importanti, può essere sussurrato, recitato ad alta voce o semplicemente ripetuto nella mente.
Le diverse esecuzioni dello stesso mantra determinano effetti psico-fisiologici diversi. Cantando a voce alta e respirazioni profonde si innalzano progressivamente i valori della pressione, mentre all'opposto se lo si canta sottovoce e con respirazione addominale lenta allora si riducerà l'innalzamento eccessivo della pressione arteriosa, sia quella sistolica che diastolica. Dunque il soggetto varia il tipo di respirazione a seconda dello stato mentale di quel momento. Si associa spesso a un mudra o posizione delle mani che stimola alcuni punti dei canali energetici del corpo. Un esempio famoso di mantra nella tradizione ortodossa cristiana della chiesa d'Oriente è quella del Pellegrino russo, che nell'opera omonima recitava incessantemente "Signore abbi pietà di me". 
In sanscrito le lettere matrika o "simboli madri" si associano con le simboliche sementi per formare una monosillaba capace di attivare certe particolari zone del corpo sottile umano, esse agiscono nella fisiologia sottile. Nei testi sacri Purana si menzionano alcuni tipi di mantra che erano utilizzati per materializzare i brahmastra, leggendaria armi nucleari usate dai brahmana che erano indistruttibili e invincibili. Era un'arma quasi soprannaturale per antonomasia, da astra che significa arma creata dal dio Brahma, capace di annientare interi eserciti perché non può essere fermata in nessun modo e serve ai guerrieri per difendere l'ordine e la giustizia. La sua potenza è devastante da provocare morti e danni sull'ambiente, viene citata ad esempio nel Ramayana nell'ultima battaglia contro il demone Ravana.  
Il mantra consigliato nell'era che stiamo attraversando del Kali yuga, era del ferro, è il maha mantra Hare Krishna o mantra supremo che ci libera da tutte le ansietà del mondo materiale: Hare Krishna/Hare Krishna/ Krishna Krishna Hare Hare/Hare Rama/Hare Rama/Rama Rama Hare Hare. Nel Narada pancaratra è detto che tutti i metodi di  realizzazione spirituale sono riassunti in questo mantra, dove Krishna vuol dire "Colui che attrae tutti", Rama significa "Colui che dà piacere a tutti" e Hare è l'energia devozionale del Signore Supremo. Quindi il maha mantra Hare Krishna significa "Oh Signore che attrai e dai piacere a tutti, o energia del Signore, Ti prego impegnami nel Tuo servizio di devozione". E' una specie di meditazione che deriva dalla contemplazione del nostro essere o falso ego e che ha bisogno di tempo e costanza per essere realizzato come verità o anima. 


Quando lo recitiamo sul japa o mala ci connettiamo con la purezza della gioia eterna, il nostro cuore si libera e diventiamo leggeri "Semplicemente cantando il maha mantra uno può ottenere la perfezione nella realizzazione del Sé" (Vishnu Purana 6.2.17). Questo è il mantra della devozione pura e disinteressata.
In realtà non esistono regole rigide su quando e dove recitare il maha mantra, lo si può cantare in qualsiasi momento e ovunque, quando ad esempio ci sentiamo angosciati o per sentirci meglio, in ogni caso al mattino presto e la sera sono le ore più indicate per il canto. La posizione classica è quella seduta nella posizione a gambe incrociate con la colonna eretta oppure camminando, gli occhi possono essere chiusi o aperti, non resta che provare!  
Per molti secoli il mantra è stato fatto vibrare come suono trascendentale per liberare la mente ed oggi non ha bisogno di conoscenze o qualifiche particolari, perché deriva dalla piattaforma spirituale che purifichi il nostro cuore per tutte le nefandezze commesse in molte vite. Non può essere una pratica imposta, ma viene assunta come pratica di consapevolezza della propria posizione di essere umano senziente che vuole elevarsi dall'attaccamento dei sensi della vita materiale. Si tratta dunque di una richiesta di protezione trascendentale.
Leggiamo alcune parti dal diario di un monaco per aiutarci a capire l'essenza della pratica: «Chiudendo gli occhi mi immersi nel canto senza fine dell'Om, la melodia del fiume. Era semplicemente meraviglioso. Sentivo che stava accadendo qualcosa di straordinario. In quel momento sentii qualcosa che sembrava salire dalle profondità del cuore di Madre Gange. Migliaia di voci celestiali in coro recitavano un lento e incantevole canto che sembrava risuonare per tutta la valle (il maha mantra). La recitazione del maha mantra divenne parte integrante delle mie preghiere» (tratto da "Ritorno  a casa" di Radhanath Swami). In questo libro si parla della vita di un monaco che incontra nel suo viaggio verso lo yoga molte persone comuni e straordinarie di tante  tradizioni religiose. Grazie ai preziosi insegnamenti e al luminoso esempio del suo maestro ha avuto accesso a rivelazioni mistiche che gli hanno trasmesso la forza per proseguire nel suo cammino spirituale. Il suo maestro, che da giovane era stato attivamente coinvolto nel movimento indipendentista di Mahatma Gandhi per la difesa della cultura indiana dal dominio inglese, abbracciò poi l'ordine di rinuncia e portò il maha mantra in Occidente facendolo conoscere in tutto il mondo.
Dunque non ci sono limiti alla recitazione del mantra, ognuno può provarlo per provare i suoi benefici effetti. Suono e materia sono due aspetti complementari della stessa realtà come forme lucenti all'interno del nostro essere. Dona sonorità viva alla voce ed è pronto a germogliare nell'universo esterno quello che risulta all'interno come una porta invisibile tra il fuori e il dentro della nostra percezione coscienziale. Costituisce l'essenza profonda dell'anima vibratoria come nella seguente storia del Ramayana, il poema epico più antico dell'India, quando il re Rama cerca la moglie Sita che si trova nell'isola di Sri Lanka trasportata lì dal demone Ravana. Allora per raggiungerla il re delle scimmie Hanuman, suo alleato, chiamando ogni pietra "Rama" la getta nel mare facendola galleggiare e permettendo a Rama di raggiungere la sua consorte e riportarla a casa nel più breve tempo possibile.  
 


Elementi di cosmologia vedica, viaggi analogici tra microcosmo e macrocosmo

La mia opera Cosmologia vedica raccoglie alcuni pensieri, racconti e aforismi sottoforma diaristica attraverso il metodo autobiografico. Ci sono poi delle parti teoriche dello yoga e al termine ci sono anche un glossario e delle appendici utili alla consultazione. Si tratta di circa 74 pagine, ben corredate da schemi e note a piè di pagina, editi dalla tipografia triestina ed editori associati.
In Cosmologia vedica si afferma che gli scienziati moderni leggevano la volta celeste e l'universo con l'aiuto di sofisticate strumentazioni, mentre nell'antichità i veggenti indiani o Rishi li scoprivano attraverso la meditazione e i calcoli matematici. Si cita l'opera Shrimad Bhagavatam, opera che risale a cinquemila anni fa, come uno dei libri di riferimento perché vi si parla del cosmo e del pianeta terra con le azioni di alcuni personaggi secondo una visione geocentrica. Si narra che l'universo materiale si trova all'interno di sfere più grandi, rappresentate come dei gusci. I livelli di conoscenza che ne dà sono diversi, nel quinto canto si racconta di innumerevoli universi, oppure nel terzo canto si dice che “tutti gli universi sono raggruppati insieme e sembrano un’enorme agglomerato di particelle” (SB 3.11.41), inoltre che “ci sono innumerevoli universi oltre al nostro e, benché siano estremamente estesi, si muovono come atomi” (SB 6.16.37). Infine in innumerevoli passi si afferma che il pianeta Terra è solo uno dei tanti pianeti, cosa che ipotizzarono anche Democrito, Epicuro e Giordano Bruno.



Domanda: Qual è il messaggio dell'opera?
Risposta: E' un'opera di carattere polisemantico, in cui ho voluto inserire messaggi di pace, di creatività e di speranza in un quadro universale che promuove le cose e le disegna con uno sforzo educativo, culturale e artistico personale per raggiungere un'armonia conoscitiva tra le diverse culture e arti.

Domanda: Qual è l'origine del cosmo?
Risposta: Esiste una fonte d'intelligenza, secondo il padre dell'astrologia vedica Parashara Muni occorre conoscere la struttura dell’universo e come è avvenuta la creazione, perché da tale conoscenza si ottiene una benedizione. Ogni cosa ha un suo principio. Se cerchiamo l’origine di qualsiasi cosa, anche la più semplice e la più ordinaria, notiamo che essa risiede sempre in una fonte d’intelligenza. 

Domanda: Quali sono gli strumenti di conoscenza?
Risposta: Abbiamo due principali mezzi di conoscenza: pramana e phala. Pramana riguarda tutto ciò che i nostri sensi possono percepire, vedere e capire, phala riguarda una dimensione che non si può comprendere, che i nostri sensi non possono percepire. Dai Veda riceviamo informazioni a livello pramana e a livello phala. Adesso noi sulla terra stiamo affrontando una dimensione phala, una dimensione che i nostri sensi non possono percepire in quanto limitati, che però non per questo non esiste. 

Domanda: Potresti fare un esempio?
Risposta: L’aquila vede 200 volte di più di un essere umano, l’olfatto di un cane è più sviluppato di quello degli uomini. Noi vediamo che il corpo nasce, si mantiene per un periodo e poi sparisce. Questa impressione, che promana dal nostro corpo, ci fa ritenere che tutto ciò che esiste debba nascere, mantenersi e poi sparire e non ci consente di comprendere il concetto di eternità che riguarda lo spirito.

Domanda: Come avviene il processo di creazione vedico?
Risposta: In tutto il mondo ci sono diverse scritture e filosofie che spiegano il processo della creazione, come fa la Bibbia. Nei Veda, soprattutto nel Vishnu Purana, viene spiegato molto bene il processo della creazione dell'universo materiale. Parashara Muni dice che l’intera manifestazione universale è l’ottava parte della manifestazione totale del tutto. Quindi in questo mondo materiale c’è una parte percettibile all’occhio umano e una parte che è impercettibile. 

Domanda: C'è un aspetto più tecnico della creazione vedica?
Risposta: Da Brahma nascono gli universi e diversi semidei, vari controllori degli elementi materiali. Nella natura materiale devono sussistere tre processi: il processo della creazione, quello della manutenzione e quello della distruzione. Tutto ciò che si trova in questo mondo materiale deve nascere, si deve mantenere per un periodo di tempo e poi deve essere distrutto.

Domanda: che cos'è il karma?
Risposta: I Veda dicono che noi viviamo dentro una sola sfera celeste e quando l’anima riesce a uscirne ottiene la liberazione, perché è dentro di essa che si attivano la legge del karma di azione e reazione e della reincarnazione. 

Domanda: Qual è la differenza tra l'astronomia occidentale e quella vedica?
Risposta: Nei Veda secondo una prospettiva verticale la Terra è al centro. La Terra, che rientra nella parte visibile, è chiamata Bhurloka. Sempre nella parte visibile, quella che noi come esseri umani possiamo vedere, vi sono altre due dimensioni: Bhuvarloka e Svargaloka. La parte non visibile dei mondi superiori è rappresentata da Maharloka, Janarloka, Taparloka e Satyaloka, dimensioni che l’occhio umano non può percepire. In altre parole, noi che stiamo sulla Terra possiamo percepire solo queste tre dimensioni: Bhurloka, la Terra, Bhuvarloka, il nostro sistema solare, e Svargaloka, le galassie e le stelle. La parte non visibile dei mondi sotterranei è rappresentata da Atala, Vitala, Satala, Rasatala, Talatala, Mahatala e Patala. 

Domanda: Come si valuta il karma di una persona?
Risposta: Parashara Muni sostiene che per analizzare il karma di una persona si debbano analizzare le posizioni dei pianeti alla nascita dal Sole fino a Saturno, cioè i pianeti Sole, Luna, Venere, Mercurio, Marte, Giove e Saturno, accanto alle dimensioni Bhurloka, Bhuvarloka e Svargaloka. Nell'astrologia vedica non vengono presi in considerazione Urano, Nettuno e Plutone, che sono pianeti esterni. Inoltre sono importanti anche le posizioni dei nodi lunari, Rahu e Ketu.


Per ricevere una copia in formato pdf del libro Elementi di cosmologia vedica potete richiederlo al seguente indirizzo email: noumenoafvg@libero.it



Bharatam natyam, lo yoga del bel movimento

La donna ha praticato lo yoga fin dall'antichità e ha sviluppato forme e tecniche artistiche collegate ad esso. Con il teatro-danza ha potuto esprimere magnificamente i suoi sentimenti devozionali, attraverso il teatro, la musica e la danza ha lasciato un segno nel mondo con le sue creazioni personalissime e originali nella storia dell'umanità. La danza nelle religioni rappresenta una forma di preghiera che collega mente, corpo e spirito e la ripetizione di passi, gestualità e melodie cantate assieme ai passi genera uno stato di consapevolezza che genera facilmente uno stato di armonia con lo spazio e con la ricettività, sia per gli artisti che per gli spettatori. Nel teatro greco si parlava a ragione di "catarsi" e non ci sono parole per descrivere la bellezza dei movimenti femminili nel Bharatam natyam, nome che è stato attribuito alla fine dell'Ottocento in generale alla danza sacra indiana, i cui tratti precipui consistono in piccoli e graziosi movimenti del corpo, delle mani e degli occhi. Esiste un percorso storico preciso che ha unito danza e teatro con la musica, essi sono accomunati dal ritmo, dalla prosodia e dalla comunicazione nei popoli delle storie raccontate attraverso un'oralità, una gestualità universale e una mimica facciale interetnica. Per secoli le sacerdotesse danzatrici dedicavano la loro vita alla divinità studiando uno stile coreutico legato al loro territorio locale di usi e costumi tradizionali per poter poi identificarsi in un'unione sociale più ampia per un maggior benessere comune. Questa tipo specifico di danza indiana nasce nell'India meridionale ed è uno dei tipi classici di danza connessa allo yoga. E' uno dei tipi di danza classica più conosciuti al mondo, e si è sviluppato precisamente nel Tamil Nadu, dove si era guadagnato il mecenatismo della corte reale nel XVII secolo. Le pose della danza vengono spesso riprese nelle decorazioni di dipinti, fregi e figure degli antichi templi come asana senza tempo. Il suo significato etimologico deriva da alcune sillabe del sanscrito, infatti "Bha" significa espressione, "Ra" significa melodia e "Ta" ritmo, mentre la parola natya significa mimo o ballo con un aspetto drammatico caratterizzante, in cui prevale l'elemento metafisico del fuoco e le danzatrice sembrano quasi essere delle scintille.
Questa danza è detta anche "yoga in movimento", i passi disegnano una precisa armonia e stabilità nello spazio scenografico, il codice gestuale-espressivo racconta le storie legate all'epica indiana del Ramayana e del Mahabharata, sono storie che tutti i poeti sognano di raccontare. Ci sono anche ballerini uomini, essi non vengono discriminati, ma nella danza i movimenti maschili risultano essere più pesanti e meno richiesti nei ruoli principali, meno aggraziati nelle piroette, i ruoli maschili vengono richiesti in caso di guerre e duelli, altrimenti le parti vengono distribuite alle ballerine. Si tratta di un ballo di assolo o di gruppo per la maggior parte declinato al genere femminile, che celebra l'universo del creato dal punto di vista della donna, certo non solo, ma prevalentemente attraverso la bellezza di un corpo di una danzatrice donna. Il costume che essa indossa è molto bello e colorato di rosso, il colore delle spose, è arricchito da gioielli e perle sgargianti che adornano orecchia, naso, collo, testa e capelli. L'abbigliamento prevede un sari aderente composto da un tessuto pieghettato che cade in avanti tra le gambe, quasi come fosse un ventaglio che si apre e si richiude nello scintillio delle luminoso dei piccoli specchietti cuciti sul vestito. Il trucco convenzionale segna gli occhi di nero e la bocca di rosso. Completano il quadro una o più cavigliere con i sonagli.

Le origini della danza indiana risalgono a circa 2500 anni or sono, ci sono testimonianze che si trovano nelle pitture parietali, nelle incisioni e anche nelle sculture provenienti dagli  scavi di Mohenjo Daro che si trova oggi nella zona del Pakistan, ci sono documenti letterari che ne dimostrano l'esistenza soprattutto nel Natya Sastra (da Natya arte scenica e Sastra insegnamento). La danza racconta il senso della nostra vita e diviene la prima rappresentazione al di là delle lingue e dei credo religiosi, essa è apprezzata per la bellezza come forma artistica in sé e forma estetica che rappresenta il nostro quotidiano interiore migliore, da cui prender insegnamento, con un insieme di personaggi umani, divini, demoniaci e animali, che con le loro sfaccettature, con le loro liti, sentimenti e passioni partecipano alla danza della vita. L'eroina è il personaggio che rappresenta il Sé individuale e le melodie ne rievocano e sottolineano gli aspetti devozionali, dove la danzatrice cerca il suo diletto, il suo Sé divino o universale che la completa nell'essenza. La danzatrice usa dei movimenti del corpo e dei movimenti particolari delle mani chiamati mudra, che vengono raggruppati in due principali categorie, mudra che vengono fatti con una mano (ce ne sono circa 32) e mudra che vengono fatti con due mani (ce ne sono circa 23). Sulle unghie vengono incollate lunghe unghie rosse finte e sui palmi delle mani vengono dipinti dei grandi punti rossi per mostrare i movimenti delle dita anche a distanza. Senza i mudra lo studio di questa forma di danza non ha senso di esistere in quanto è una componente essenziale che completa la comunicazione semantico-visiva. 
Nel mudra dell'immagine qui sopra si vuole rappresentare una "bandiera" la mano destra ha le unghie colorate e dei punti rossi disegnati sul palmo; tutte le dita della mano vengono mantenute dritte tranne il pollice, che rappresenta le nuvole, e viene piegato leggermente in avanti.
I mudra sono un'importante eredità dello yoga e come forma di comunicazione sono stati applicati alla danza indiana da/lle maestri/e di yoga in modo da concentrare la mente su un pensiero-azione che susciti un'interconnessione favorevole al corpo e all'anima. Durante la performance teatrale infatti si comunicano certe azioni che rendono la danza un'arte esteticamente godibile e comprensibile al pubblico. Ogni dito della mano rappresenta uno dei cinque elementi sottili: aria, acqua, fuoco, terra ed etere. Di conseguenza i movimenti o pose delle mani sono considerati sigilli o simboli che possono anche indicare posizioni degli occhi, del corpo e le tecniche di respiro pranayama. I sigilli aiutano a mantenere all'interno del corpo specifiche energie e conducono verso stati di consapevolezza più elevati dell'intelletto. Il bharatanatyam contiene almeno 20 asana o posture che si trovano nello yoga moderno, tra cui dhanurasana (l'arco), chakrasana (la ruota), brikshasana (l'albero) e natarajasana (posa di Shiva che danza e crea il mondo).
Un'intera narrazione del bharata natyam è divisa in momenti diversi, abbiamo il prologo, costituito dall'invocazione alla divinità, lo svolgimento, parte centrale e la recitazione o sastra di chiusura con un breve verso da parte della danzatrice con le mani e gli occhi che si trova a fine esibizione. La danzatrice riesce a ritrarre e a impersonare diversi caratteri presenti all'interno di una coreografia, diventa dio, narratore, animale, demone fluttuando dall'uno all'altro all'interno dello svolgersi del racconto. Il bharatanatyam è un tipo di danza sacra noto per la parte superiore del busto fissa, le gambe piegate e le ginocchia flesse, accompagnato dalla musica e da un cantante. Gli strumenti utilizzati includono il mridangam, tamburo a doppia faccia, il flauto o  il violino, i cembali e la veena. Si ritiene che quest'arte fosse rivelata dal Signore Brahma a Bharata, un saggio che la codificò nel testo sanskrito Natya Shastra.