lunedì 1 novembre 2021

Bharatam natyam, lo yoga del bel movimento

La donna ha praticato lo yoga fin dall'antichità e ha sviluppato forme e tecniche artistiche collegate ad esso. Con il teatro-danza ha potuto esprimere magnificamente i suoi sentimenti devozionali, attraverso il teatro, la musica e la danza ha lasciato un segno nel mondo con le sue creazioni personalissime e originali nella storia dell'umanità. La danza nelle religioni rappresenta una forma di preghiera che collega mente, corpo e spirito e la ripetizione di passi, gestualità e melodie cantate assieme ai passi genera uno stato di consapevolezza che genera facilmente uno stato di armonia con lo spazio e con la ricettività, sia per gli artisti che per gli spettatori. Nel teatro greco si parlava a ragione di "catarsi" e non ci sono parole per descrivere la bellezza dei movimenti femminili nel Bharatam natyam, nome che è stato attribuito alla fine dell'Ottocento in generale alla danza sacra indiana, i cui tratti precipui consistono in piccoli e graziosi movimenti del corpo, delle mani e degli occhi. Esiste un percorso storico preciso che ha unito danza e teatro con la musica, essi sono accomunati dal ritmo, dalla prosodia e dalla comunicazione nei popoli delle storie raccontate attraverso un'oralità, una gestualità universale e una mimica facciale interetnica. Per secoli le sacerdotesse danzatrici dedicavano la loro vita alla divinità studiando uno stile coreutico legato al loro territorio locale di usi e costumi tradizionali per poter poi identificarsi in un'unione sociale più ampia per un maggior benessere comune. Questa tipo specifico di danza indiana nasce nell'India meridionale ed è uno dei tipi classici di danza connessa allo yoga. E' uno dei tipi di danza classica più conosciuti al mondo, e si è sviluppato precisamente nel Tamil Nadu, dove si era guadagnato il mecenatismo della corte reale nel XVII secolo. Le pose della danza vengono spesso riprese nelle decorazioni di dipinti, fregi e figure degli antichi templi come asana senza tempo. Il suo significato etimologico deriva da alcune sillabe del sanscrito, infatti "Bha" significa espressione, "Ra" significa melodia e "Ta" ritmo, mentre la parola natya significa mimo o ballo con un aspetto drammatico caratterizzante, in cui prevale l'elemento metafisico del fuoco e le danzatrice sembrano quasi essere delle scintille.
Questa danza è detta anche "yoga in movimento", i passi disegnano una precisa armonia e stabilità nello spazio scenografico, il codice gestuale-espressivo racconta le storie legate all'epica indiana del Ramayana e del Mahabharata, sono storie che tutti i poeti sognano di raccontare. Ci sono anche ballerini uomini, essi non vengono discriminati, ma nella danza i movimenti maschili risultano essere più pesanti e meno richiesti nei ruoli principali, meno aggraziati nelle piroette, i ruoli maschili vengono richiesti in caso di guerre e duelli, altrimenti le parti vengono distribuite alle ballerine. Si tratta di un ballo di assolo o di gruppo per la maggior parte declinato al genere femminile, che celebra l'universo del creato dal punto di vista della donna, certo non solo, ma prevalentemente attraverso la bellezza di un corpo di una danzatrice donna. Il costume che essa indossa è molto bello e colorato di rosso, il colore delle spose, è arricchito da gioielli e perle sgargianti che adornano orecchia, naso, collo, testa e capelli. L'abbigliamento prevede un sari aderente composto da un tessuto pieghettato che cade in avanti tra le gambe, quasi come fosse un ventaglio che si apre e si richiude nello scintillio delle luminoso dei piccoli specchietti cuciti sul vestito. Il trucco convenzionale segna gli occhi di nero e la bocca di rosso. Completano il quadro una o più cavigliere con i sonagli.

Le origini della danza indiana risalgono a circa 2500 anni or sono, ci sono testimonianze che si trovano nelle pitture parietali, nelle incisioni e anche nelle sculture provenienti dagli  scavi di Mohenjo Daro che si trova oggi nella zona del Pakistan, ci sono documenti letterari che ne dimostrano l'esistenza soprattutto nel Natya Sastra (da Natya arte scenica e Sastra insegnamento). La danza racconta il senso della nostra vita e diviene la prima rappresentazione al di là delle lingue e dei credo religiosi, essa è apprezzata per la bellezza come forma artistica in sé e forma estetica che rappresenta il nostro quotidiano interiore migliore, da cui prender insegnamento, con un insieme di personaggi umani, divini, demoniaci e animali, che con le loro sfaccettature, con le loro liti, sentimenti e passioni partecipano alla danza della vita. L'eroina è il personaggio che rappresenta il Sé individuale e le melodie ne rievocano e sottolineano gli aspetti devozionali, dove la danzatrice cerca il suo diletto, il suo Sé divino o universale che la completa nell'essenza. La danzatrice usa dei movimenti del corpo e dei movimenti particolari delle mani chiamati mudra, che vengono raggruppati in due principali categorie, mudra che vengono fatti con una mano (ce ne sono circa 32) e mudra che vengono fatti con due mani (ce ne sono circa 23). Sulle unghie vengono incollate lunghe unghie rosse finte e sui palmi delle mani vengono dipinti dei grandi punti rossi per mostrare i movimenti delle dita anche a distanza. Senza i mudra lo studio di questa forma di danza non ha senso di esistere in quanto è una componente essenziale che completa la comunicazione semantico-visiva. 
Nel mudra dell'immagine qui sopra si vuole rappresentare una "bandiera" la mano destra ha le unghie colorate e dei punti rossi disegnati sul palmo; tutte le dita della mano vengono mantenute dritte tranne il pollice, che rappresenta le nuvole, e viene piegato leggermente in avanti.
I mudra sono un'importante eredità dello yoga e come forma di comunicazione sono stati applicati alla danza indiana da/lle maestri/e di yoga in modo da concentrare la mente su un pensiero-azione che susciti un'interconnessione favorevole al corpo e all'anima. Durante la performance teatrale infatti si comunicano certe azioni che rendono la danza un'arte esteticamente godibile e comprensibile al pubblico. Ogni dito della mano rappresenta uno dei cinque elementi sottili: aria, acqua, fuoco, terra ed etere. Di conseguenza i movimenti o pose delle mani sono considerati sigilli o simboli che possono anche indicare posizioni degli occhi, del corpo e le tecniche di respiro pranayama. I sigilli aiutano a mantenere all'interno del corpo specifiche energie e conducono verso stati di consapevolezza più elevati dell'intelletto. Il bharatanatyam contiene almeno 20 asana o posture che si trovano nello yoga moderno, tra cui dhanurasana (l'arco), chakrasana (la ruota), brikshasana (l'albero) e natarajasana (posa di Shiva che danza e crea il mondo).
Un'intera narrazione del bharata natyam è divisa in momenti diversi, abbiamo il prologo, costituito dall'invocazione alla divinità, lo svolgimento, parte centrale e la recitazione o sastra di chiusura con un breve verso da parte della danzatrice con le mani e gli occhi che si trova a fine esibizione. La danzatrice riesce a ritrarre e a impersonare diversi caratteri presenti all'interno di una coreografia, diventa dio, narratore, animale, demone fluttuando dall'uno all'altro all'interno dello svolgersi del racconto. Il bharatanatyam è un tipo di danza sacra noto per la parte superiore del busto fissa, le gambe piegate e le ginocchia flesse, accompagnato dalla musica e da un cantante. Gli strumenti utilizzati includono il mridangam, tamburo a doppia faccia, il flauto o  il violino, i cembali e la veena. Si ritiene che quest'arte fosse rivelata dal Signore Brahma a Bharata, un saggio che la codificò nel testo sanskrito Natya Shastra.


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