sabato 5 febbraio 2022

 Yoga e vimana: uomini e donne nello spazio


Nella letteratura vedica si menzionano vari tipi di vimana, oggetti o carri volanti di diverse forme e dimensioni, capaci di volare nell'aria, nello spazio e nell'acqua, molte delle citazioni si trovano in Mahabharata e Ramayana: il agnihotra aveva due motori e il gaja più motori. Secondo l'interpretazione di W.Davenport (1979) vimana significa "uccello artificiale abitato" da vi "uccello" e man "qualcosa di artificiale o abitato". Viene spesso citato anche con nomi diversi, come Pushpaka Vimana o "aeroplano con i fiori" che in una storia epica venne sottratto dal demone Ravana a Kuvera, tesoriere degli dei, e poi Rama lo restituì al legittimo proprietario. Questo speciale veivolo fu creato da Vishwakarma, il grande architetto dell'universo, per Brahma che infine lo offrì a Kuvera, e viene descritto come un oggetto luminoso quanto il sole e capace di volare ovunque. 
Per molto tempo, alle donne è stato concesso poco spazio nelle missioni spaziali, anzi un tempo era a loro proprio preclusa la partecipazione, lavoravano dietro le quinte ed erano gli uomini ad avere la meglio. Oggi sono stati fatti passi da gigante e molte ricercatrici astrofisiche sono state selezionate per nuove missioni. La pioniera Valentina Tereskova è stata la prima donna ad essere stata mandata nello spazio nel 1937 a soli 26 anni, poi la seguirono anche Sally Ride, Mae Carol Jemison, Claudie Haigneré, Chiaki Mukai, Saunita Williams e Christina Koch, che nel 2019 ha superato il record di permanenza nello spazio per una donna. La prima donna italiana negli equipaggi dell'Agenzia Spaziale è stata Samantha Cristoforetti, ma non facendo parte dell'esercito dovevano chiedere permessi di lavoro "ingiustificati" a causa della segretezza dei viaggi. Ad oggi le donne astronauta costituiscono il 34% degli astronauti attivi nell'agenzia spaziale. Secondo l'Ente Nazionale per le attività spaziali e Aeronautiche il prossimo astronauta nel 2028 a mettere piede sulla luna e successivamente anche su marte potrebbe essere una donna. Storicamente gli astronauti sono stati reclutati durante la loro carriera come piloti di caccia, ma già nel passato secondo i Veda le donne erano abituate a volare e a viaggiare per mare, terra e spazio, per commerciare e anche per allargare gli orizzonti di conoscenza. Nel tempio di Rajarani dedicato a Shiva a Bhubaneshwar c'è l'immagine di una donna su uno dei vimana dell'Undicesimo secolo, uomini, donne e bambini li potevano usare per gli spostamenti.
Nei miti rinveniamo numerose testimonianze scientifiche legate al passato uso di tali oggetti volanti, che venivano usati per lo spostamento di interi palazzi, e anche se non ne abbiamo prove dirette tangibili la loro popolarità ha incuriosito e appassionato sia ingegneri che archeologi di tutto il mondo che ne hanno approfondito le tracce visibili. In molte  tradizioni si racconta delle divinità scese in terra dal cielo e così anche nei Veda si illustrano i vimana dell'età dell'oro. Infatti nella cosmogonia vedica le caratteristiche dell'era dipendono dal movimento ciclico e a spirale del sistema solare intorno al centro della galassia a cui appartiene. Ogni ciclo galattico dura ventiquattromila anni attraversando otto ere chiamate yuga (quattro di avvicinamento e quattro di allontanamento al centro galattico). Si narra che quando quattordicimila anni fa, quando il nostro sistema solare era vicinissimo al centro della galassia, gli esseri umani erano connessi al proprio centro interiore. Ecco perché per 4800 anni il Satya yuga è stata l'età della saggezza e della verità conosciuta come età dell'oro carica di bellezza e armonia, ma allontanandosi dal centro della galassia il sistema solare ha gradualmente perso questi benefici influssi. Siamo ora nel periodo Kali yuga, quello più distante dal centro galattico perciò regnano la discordia e la perdita di consapevolezza del genere umano.



I vimana, chiamati in sanscrito Akasa Yantrache, potevano viaggiare sulla terra, sull'acqua e nell'aria, non solo, ma si narra di intere città volanti e templi volanti. Nel deserto del Thar, che si trova nello stato del Rajasthan del subcontinente indiano, c'è una regione desertica e semi desertica vicino al corso inferiore dell'Indo che sfuma verso il Cholistan, dove nel 1900 alcuni scienziati trovarono della cenere radioattiva risalente a dodicimila anni prima, come se si trattasse di uno scontro spaziale atomico che facesse riferimento alla guerra tra i deva e i demoni legata a una cronaca che descrive una storia di armi potentissime e avanzate
O ingegnere specializzato, tu che progetti navi oceaniche, spinte da motori ad acqua come quelli usati nei nostri aeroplani, che danno la capacità di alzarsi in verti scale oltre le nubi e viaggiare in tutta la regione. Sii tu, prosperoso in questo mondo e vola attraverso l'aria e attraverso la luce (Yajur Veda, 10.19)
Jalayan è un veicolo progettato per muoversi sia in aria che in acqua (Rig Veda 6.58.3)
Nel Rig Veda si narra di come i Rbhus avessero costruito un carro celeste per i gemelli Aswini, medici degli dei (1.111.1), di forma triangolare con ruote retrattili che in volo vengono ritirate proprio come i moderni aerei. In un altro passo si parla invece del velivolo che apparteneva ai Marut (1.166.4-5) in grado di far tremare le case, di sradicare piccole piante di provocare un forte vento al suo passaggio. Un punto interessante è quello relativo al carburante liquido madhu oppure anna.  
I kathasaritsagara erano operai altamente specializzati esperti in meccanica e in grado di costruire navi oceaniche, e i rajyadhara erano in esperti nel fabbricare macchine volanti capaci di trasportare oltre mille passeggeri e capaci di coprire in pochi istanti lunghissime distanze. Nei Rig Veda le macchine volanti furono designate col nome di ratha (veicolo), designazione originale della macchina volante, poi il termine cedette il posto al termine vimana nel Yajurveda, veicoli multiformi. Il disegno fu poi imitato per costruire palazzi e soprattutto templi. Secondo alcuni esperti potrebbero essere stati costruiti in tecnologia laser o energia solare e non si può ignorare il fatto che il naksatramandala fu una macchina progettata per navigare attraverso il sistema solare.
Nello Shrimad Bhagavatam si parla di un personaggio dal nome Angira il quale possedeva una macchina capace di condurlo ovunque. Si narra inoltre di quando il re Citraketu stava viaggiando nello spazio su uno splendido aeroplano, che gli era stato regalato da Visnu. Proseguendo nello studio degli antichi testi si evince che dovevano esistere vimana grandi e piccoli alcuni dei quali erano vere e proprie città volanti. Soltanto di recente comunque si stanno compiendo letture specifiche in questa direzione per ottimizzare ulteriormente i comandi dei velivoli caccia, riducendo ulteriormente i tempi che intercorrono tra comando del cervello e azione del braccio. Interessante è anche la spiegazione della lega usata per costruirli, che teneva conto dei modi possibili di sistemare gli elettroni attorno al nucleo di un atomo.
Le più recenti scoperte danno per certo che un certo grado di avanzamento tecnologico oltre che artistico e letterario fosse presente nelle civiltà antiche. Sono stati rinvenuti documenti sanscriti che trattavano dell'antigravità capace di far levitare ogni cosa. Gli astras erano veicoli interstellari che potevano farsi invisibili e sufficienti prove riescono ad avvalorare l'ipotesi di una guerra tra esseri stellari in un lontano passato. Sono numerosi i testi in cui vengono nominate macchine volanti in grado di portare passeggeri, di condurre battagli e di compiere lunghi viaggi. con ratha vengono solitamente indicati i "carri volanti" utilizzati solo dagli dei e generalmente privi di ali, mentre i vimana hanno quasi sempre ali e sono utilizzati anche dai mortali (Dileep Kumar Kanjilal, Vimana in ancient India, Sanskrit Pustak Bhandar, 1985, p.13). Ci sono inoltre precise descrizioni degli yantra o macchine nella civiltà vedica che sono ancora fonte di accesi dibattiti e di analisi che potrebbero condurre a riscrivere la stessa storia della nostra civiltà e a vedere con occhi diversi le origini della nostra specie. 
Forse è nel Mahabharata che troviamo le fonti più considerevoli di accenni ai vimana, in un'avvincente narrazione del re Salva apprendiamo che egli ne acquistò uno da Maya Danaya, un re abitante del sistema planetario Talatala. Il suo veivolo viene descritto come un'invincibile città di ferro che poteva volare e comandare eventi metereologici, produrre trombe d'aria, folgori, grandine con cui abbattere i nemici con sbalzi di calore e correnti aeree.  
Nel Sabhaparvan, il secondo libro del Mahabharata (capp168, 169), si parla invece di autentiche città spaziali che orbitano intorno alla terra, munitissime fortezze dotate di armi poderose. Una di queste città sarebbe stata costruita da Brahma per due demonesse, Pulama e Kalaka, che avevano praticato severe austerità per migliaia di anni celesti. La città conteneva vari alberi con molti gioielli e uccelli variegati. Altre città spaziali orbitanti compaiono nel Vanaparvan: Vaihayasi, Gganacara, Khecara.  Accanto alle città spaziali ve n'erano altre dove i demoni vivevano in fondo al mare in città radianti, piene di edifici con alberi e cascate d'acqua descritte realisticamente come perfettamente comode e lussuose.   










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