martedì 4 gennaio 2022

 Cosmologia 3



Il cinghiale è considerato animale sacro dai Druidi e adorato per i suoi poteri e forza. Oggi, invece, quando ci imbattiamo in un animale siffatto o lo vediamo ritratto in qualche foto di facebook, ci possiamo persino spaventare immaginando di poterci trovare a poca distanza da lui, perché chi vive come noi in città, o vicino alle metropoli, ha perso il contatto e la conoscenza della Natura. Il dio greco della guerra Ares si era trasformato nell'ungulato per fuggire dalla guerra in corso tra gli dei dell’Olimpo e i Titani ed evitare così lo scontro con il terribile gigante Tifone. Questo dimostra la grande forza dell'animale, che in molti ambiti può destare dubbi di coabitazione con gli umani, grufolano sui campi coltivati, attraversano la strada, entrano nei centri urbani e li si incontra durante passeggiate ed escursioni. Certamente la caccia non è una soluzione, anzi, molti biologi evidenziano come dove la pressione venatoria è più alta i cinghiali femmina iniziano a partorire in età precoce, infatti questi animali vivono in società matriarcali, dove recenti studi hanno evidenziato come un feromone, emesso dalle “matrone”, blocca l’estro delle femmine più giovani. L’attività venatoria, compromettendo l’equilibrio dei gruppi, lasciandoli quindi senza le “matrone”, favorisce l’estro delle femmine più giovani che iniziano subito a riprodursi, anche due volte all’anno.

A parte che la soluzione passa, invece, per i metodi ecologici di contenimento, la fauna selvatica per legge può essere abbattuta solo se l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) verifica l’inefficacia dei metodi ecologici.
Ciò non toglie che anche nella Cosmologia vedica il cinghiale divenga un simbolo divino capace di grandi cose. A quando risale questa storia? Bisogna pensare che la concezione del tempo nei Veda spesso sfida le visioni convenzionali della storia umana, le scritture vediche parlano di storie molto antiche, precedenti alle glaciazioni e ancora a molto tempo addietro ... il tempo non è solo lineare, ma può essere considerato anche come circolare e ciclico. La Natura stessa ha dei cicli di esistenza, mantenimento e dissolvimento e ci sono dei cicli cosmici negli esseri viventi e nell'universo. Le ere nella Cosmologia vedica si chiamano Yuga, ce ne sono quattro di principali e poi ci sono i grandi cicli o grandi ere che le contengono. Le caratteristiche psico-fisiche delle popolazioni cambiano a seconda della mentalità dell'era, ora ci troviamo in Kali Yuga e le persone vivono al massimo cento anni. Kali Yuga inizia nel 3102 a.C. circa e contiene una sottoera dell'oro considerata transitoria, che durerà diecimila anni, per poi riprendere con l'età della decadenza e in sequenze programmate di cicli e sottocicli che porteranno all'ennesima dissoluzione.
Torniamo ora all’inizio della creazione narrata dai Veda, quando un minuscolo cinghiale bianco uscì dalla narice di Brahma, e prima che lui potesse accorgersene, il cinghiale espanse il suo corpo nel cielo nella dimensione di un grande elefante. All’inizio Brahma rimase stupito, ma poi capì che si trattava di un'incarnazione divina. Il frastuono del grugnito dell’incarnazione cinghiale piacque a Brahma che si sentì rassicurato dal fatto che avrebbe risolto tutti i suoi problemi.
Tuffatosi nelle acque tumultuose, Varaha cercò il pianeta Terra con grande irruenza, fino a terrorizzare l’Oceano stesso. Trovatolo dove i pianeti cadono durante la devastazione, lo risollevò dalle acque e lo ripose nella sua posizione naturale. Durante ogni ciclo di devastazione Varaha tornò ancora per la stessa ragione e in più uccise il demone Hiranyaksha che aveva causato la caduta del pianeta. In quell’occasione Varaha avrebbe assunto il colore rosso.
La seconda incarnazione nella forma di cinghiale si manifestò per uccidere il demone Hiranyaksa, nato dalla progenie atea di Diti, fratello del demone Hiranyakasipu.
La storia narra che Hiranyaksa si tuffò nell'Oceano e nuotò fino alla dimora del dio delle acque Varuna, per combattere contro di lui. Varuna si rifiutò di combattere e lo consigliò invece di affrontare il Signore Visnu e fu proprio allora che il cinghiale bianco Varaha aveva tratto in salvo la Terra dall’Oceano. Alla vista del pianeta terra che posava sulle zanne del Signore Varaha, Hiranyaksa, pieno di risentimento, lo rimproverò di essere come un animale anfibio e minacciò di ucciderlo se non avesse subito restituito la Terra. Varaha balzò fuori dall'acqua e inseguito dal demone posò la Terra sull'acqua e rispose: “O vanaglorioso Hiranyaksa, sono veramente un cinghiale selvatico, smettila di parlare in modo così borioso e vincimi se puoi”.
Hiranyaksa si agitò come un cobra e attaccò Varaha con la sua mazza, ma lui si schivò facilmente. Entrambi si colpirono ripetutamente a vicenda, e anche entrambi schivarono abilmente i colpi del nemico, facendo perdere sangue ad entrambi. Ogni ferita aumentava la loro collera. Visto che la potenza del demone aumentava la sera, Brahma chiese a Varaha di ucciderlo con la mazza colpendolo al mento. Il demone resistì e allora Varaha con il disco Sudarsana lo colpì a morte. Hiranyaksa colpì con il pugno l’ampio petto di Varaha prima di morire, ma non sortì alcun effetto, allora ricorse alla magia, creando con l’illusione demoni, temporali, venti impetuosi, nuvole minacciose e un diluvio di macigni, ma il disco Sudarsana dissipò queste magie. Hiranyaksa allora provò a stritolarlo e poi tentò un ultimo assalto, ma venne colpito alla base dell’orecchio e annaspò con gli occhi sporgenti che gli uscivano dalle orbite e cadde al suolo come un albero sradicato. 
I grandi saggi hanno glorificato le gesta di Varaha e asserito che la sua pelle è identica agli inni vedici, i suoi peli del Suo corpo come l'erba dei rituali vedici, lui stesso è visto come un sacrificio vedico.


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